venerdì 21 dicembre 2007

Sonno e anticamera


Morfeo mi chiama ed è di gran lunga il mio preferito dell'Olimpo intero.
D'altronde con tutta quella gente che aspetta nel letto e fa un sacco di discorsi simpatici come si fa a dire di no.
Ogni notte riparte il procedimento.

Il pensiero si fa vorticoso e per almeno due ore. E' il pacco della dormita senza contatto pelle altrui. Il contatto anche se solo un dito del piede fa effetto vaso comunicante+camomillante. Solo mezz'ora e ci si vede domattina. Il coniglio rosa purtroppo non smorza questa mancanza ma d'altra parte le novità di cui Brein mi rende partecipe in questa fase sono spesso stimolanti. Sempre che domani me le ricordi o trovi ora la forza di cercare annaspando occhialazzi e appuntare.
Dove il vortice finisce si trova finalmente la porta di legno dell'Anticamera del cervello. Molto ben descritta dal Tomi Metaforista, ammetto. Qui di solito c'è gran festa. Il pavimento è a scacchi e le tende rosse. La luce fuoco basso. Si danzano mazurke di quelle che piacciono a me, e solo con uomini splendidi: forse in settimana passerà a trovarmi Woland con il suo direttore d'orchestra personale e danzeremo un suo valzer. Invece per ora compaiono spesso, non invitati, personaggi stralunati. Lo spilungone maledetto che m'interrompe i pater mantra noster citandomi per ipocrisia, per esempio. Che ruffiano. L'altra sera c'era un uomo seduto, gli staccai la faccia ma era solo una maschera nera: sotto aveva lo stesso viso. E magari Freud! Invece, qui, tutti burloni di infima ciarlataneria! Però in fondo ci si diverte, ogni serata con ospiti differenti.
L'affollamento dell'Anticamera non è neppure paragonabile alla silenziosa solitudine del vecchio Brein, nello sgabuzzino che cerca sempre di scrivere qualcosa di decente per me, sforzandosi anche di non lasciarmelo dimenticare! E intanto loro fanno casino, lui bestemmia e non si concentra. Tuttavia monsieur Brein non ha potere di controllo sul festun, se non staccando il contatore affinchè tutti se ne tornino a casa. Questo però ogni sera cambia ubicazione, il burlonazzo, e la Scimmia personale di Brein ci mette un bel po' a trovarlo. Quando Brein nun li regghe più -anche perchè i fioi non fanno altro che disturbarlo bussando e offrendogli da bere- socchiude la porta dello Sgabuzzino e sguinzaglia Scimmia alla ricerca del maledetto oggetto, nascosto dietro l'ennesima tenda in mezzo a quelle pareti a zig zag che ogni sera si dilatano o restringono come in quegli specchi convessi. Allora il trionfo è suo: le luci si spengono, Brein spalanca la porticina con fierezza e un'aria ancora più scura s'insinua nell'Anticamera, fino a quando tutto è completamente buio. Morfeo, unico uomo che non mancherai mai dal mio letto, abbracciami e lasciami dormire, fai sparire tutto questo casino dalla mia testa.

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3 Comments:

Blogger Tomaso said...

me complimento per ea notevolissima evoeusion dei personaggi, dei dettagli e del'ambientasion: xe un piaçér darte input, i fa presa sua to fantasia come semi nel più fertile dei letami. brava 'sta fia

26 dicembre, 2007 20:15  
Blogger il blebo said...

:)
mon cher, i tuoi input sono splendide metafore che non vanno lasciate cadere, anche se a volte un po' troppo drammatiche..

26 dicembre, 2007 23:59  
Blogger Tomaso said...

come na nevegada de cristài de diamante talmente èzieri da planar verso suolo piano piano piano? grasie, no gavarìa savùo spiegarlo meio







;)

29 dicembre, 2007 16:11  

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