domenica 29 luglio 2007

V per Vergogna, V per Valorosa Katrina

V V Vergognandomi della scarsa presenza da me dimostrata in quel di questo blog vi sacrifico oggi con scarso dispiacere il mio solitario sabbatosera. Depositato nel luogo et ora prestabiliti il mio simpatico quanto infame babylavoro di cui sotto, per intenderci
-mi ritrovo sotto note di tali Fripp&Eno che mi ricordano simpaticamente che everybody's got the fever, that is something we all know, concordo pienamente, a postare antiche foto riesumate nel mucchio ma piuttosto degne d'apparire ai vostri compiacenti occhi, cari scarsi e vacanzieri lettori che sì poche soddisfazioni mi date con la vostra rancinaggine (leggasi avarizia, tirchieria, spilorciaggine) di commenti, puàh!
Dunque non vi tedierò con spiegazioni et sunti giacchè le icone satis sunt, anzi sufficit come si suol dire nella mie squallidità di 5 in latino, vedasi pertanto la nostra -all'unanimità eletta- regina dell'alcolismo e del disequilibrio dolce dolce e bella Katrina, che s'accinge alla passeggiata in P.zza S.Marco! Cara! Che non abbia gli stivali non è che il primo e trascurabile passo verso il magnifico gesto. La suddetta decide infatti di dedicarsi all'avventura a piedi scalzi immergendo le liscissime gambine giustappunto cerettate nel putridume dell'acquetta di laguna in cui, quali esotici e coloratissimi pesciuzzi, fluttuano oggetti della più svariata natura, la più schifosa possibilmente, ebbri battelli di pattume, monnezza, scoassa, bianchi rossi gialli e blu, e con che sinuosità!
Sacerdotessa incomparabile di grazia ed equilibrio, katering intraprende con grande ispirazione una leggiadra danza quale simpatico omaggio al concetto filosofico d'instabilità sghimbescia, e stortissimamente si ritrova sì come quivi l'ammirate:
intenta ossia al disperato e confuso raccatto delle porosissime scarpucce, inspiegabilmente cadute nel suddetto liquido! Non una come in foto, bensì entrambe (oh Fisica misteriosa ed oscura!ma come, COME??). Scarpe che resteranno per le settimane successive immerse in un secchio dimenticato nel corridoio della bella nostra dimora, lasciandovi soltanto immaginare il felice ritorno a casa e l'annesso fetore di cui l'artista resta impregnata con soddisfazione.

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